La sostenibilità ambientale e le principali sfide

Le sfide principali per la sostenibilità ambientale, negli ambiti in cui Acea opera, sono state incentrate, su alcune principali tematiche, tra cui il clima, la risorsa idrica, l’innovazione tecnologica applicata alla gestione delle infrastrutture e l’economia circolare.
Per quanto concerne il tema del cambiamento climatico, il Gruppo, da diversi anni, intraprende azioni finalizzate alla riduzione progressiva delle emissioni climalteranti; nel 2018, inoltre, ha intrapreso un percorso verso l’implementazione di un sistema che rispecchia la norma UNI EN ISO 14064 (sull’inventario dei gas a effetto serra), che consentirà l’analisi e la conoscenza più puntuale delle emissioni generate dagli impianti.

Riguardo all’acqua, dopo la straordinaria siccità che nel 2017 ha colpito l’Italia, nel 2018 sono proseguiti gli interventi volti alla riduzione delle perdite idriche. Acea, in accordo con le Istituzioni di riferimento, ha posto le premesse per la realizzazione di una infrastruttura di particolare valore: si tratta della progettazione di un secondo acquedotto – il cosiddetto “raddoppio del Peschiera” – che metta in sicurezza l’approvvigionamento idrico-potabile della città di Roma, dalle fonti idriche Peschiera e Le Capore. Sull’innovazione tecnologica (si veda anche L’identità aziendale, L’analisi del contesto) particolare attenzione viene posta sulle applicazioni che riguardano la gestione delle reti e la loro evoluzione. Sull’economia circolare Acea investe già da qualche anno, perseguendo il triplice obiettivo di: ridurre i rifiuti della collettività, aumentare il riutilizzo degli scarti di processo – ad esempio con la trasformazione degli scarti in materia prima seconda – e ottenere recupero energetico.

A livello internazionale, il tema del climate change rimane una delle sfide ambientali e sociali più importanti. In particolare la Commissione Europea ha adottato la nuova strategia a lungo termine "per un'economia prospera, moderna e a impatto climatico zero entro il 2050 – Un pianeta pulito per tutti" 99.
Secondo suddetta Strategia, l’Unione Europea cercherà di guidare la transizione verso un pianeta pulito e a zero emissioni (si veda il box dedicato). Ciò, grazie a un impegno di tutti i Paesi nello sviluppo di soluzioni innovative, tecnologiche e di prodotto, realizzate coinvolgendo tutti gli attori della filiera, dai cittadini alla politica, dalla finanza alle Università e alla ricerca, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita. La strategia mira altresì al rispetto degli accordi per il clima definiti dalla COP21 di Parigi che perseguono lo scopo di mantenere l'aumento di temperatura ben al di sotto di 2°C, possibilmente a 1,5°C.

In particolare, la visione strategica dell’Europa 100 prevede che vengano realizzati interventi in sette diversi ambiti: efficienza energetica; diffusione delle energie rinnovabili; mobilità pulita, sicura e connessa; competitività industriale e economia circolare; infrastrutture e interconnessioni; bioeconomia e pozzi naturali di assorbimento del carbonio; cattura e stoccaggio del carbonio per ridurre le emissioni rimanenti.
Entro la fine del 2018 gli Stati membri avrebbero dovuto presentare alla Commissione europea i piani nazionali per il clima e l'energia 101, fondamentali per garantire il rispetto degli obiettivi al 2030.

[99] La Commissione europea chiede che Consiglio europeo, Parlamento europeo, Comitato delle regioni e il Comitato economico e sociale analizzino la visione dell'Unione per un'Europa a impatto climatico zero entro il 2050, in modo che i Ministri dei vari paesi possano presentare un progetto comune in occasione del Consiglio europeo del 9 maggio 2019 a Sibiu. http://europa.eu/rapid/press-release_IP-18-6543_en.htm.
[100] Si veda https://ec.europa.eu/clima/policies/strategies/2050_en.
[101] Il Ministero dello Sviluppo Economico ha inviato l’8.01.2019 alla Commissione europea la Proposta di Piano nazionale integrato per l’Energia ed il Clima (PNIEC), come previsto dal Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio 2016/0375 sulla Governance dell’Unione dell’energia. Il Piano è strutturato secondo 5 dimensioni: decarbonizzazione, efficienza energetica, sicurezza energetica, mercato interno dell’energia, ricerca, innovazione e competitività.

Strategia UE a impatto climatico zero entro il 2050

Il 28 novembre 2018 la Commissione europea ha presentato la sua strategia climatica a lungo termine, ponendo l’obiettivo di “un'economia prospera, moderna, competitiva e a impatto climatico zero entro il 2050“, indicando come “l'Europa possa avere un ruolo guida per conseguire un impatto climatico zero, investendo in soluzioni tecnologiche realistiche, coinvolgendo i cittadini e armonizzando gli interventi in settori fondamentali, quali la politica industriale, la finanza o la ricerca, garantendo nel contempo equità sociale per una transizione giusta” (fonte: Comunicato stampa della Commissione Europea, 28.11.2018).

La presentazione di una strategia Ue a lungo termine per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra era stata chiesta dal Parlamento e dal Consiglio europei; essa non costituisce una proposta legislativa, bensì una visione strategica, che non propone di modificare gli obiettivi climatici ed energetici del 2030, ma di basarsi su di essi per consentire all'Ue di sviluppare politiche verso il 2050.
La Commissione Ue sottolinea che la propria visione per un futuro a impatto climatico zero copre quasi tutte le politiche dell'Unione ed è in linea con l'obiettivo dell'accordo di Parigi di mantenere l'aumento di temperatura ben al di sotto di 2°C; l’idea è che, affinché l'Ue possa mantenere un ruolo guida in materia di impatto climatico zero, tale obiettivo debba essere conseguito entro il 2050.

La Commissione Ue ha invitato tutte le Istituzioni europee, i Governi e i Parlamenti nazionali, le aziende e gli altri portatori di interesse, ad esaminare e discutere la strategia climatica a lungo termine, in modo che possa essere oggetto di esame da parte dei Capi di Stato e di Governo al Consiglio europeo del 9 maggio 2019. (fonte: L’Astrolabio 6.12.2018).


A seguito dell’Accordo di Parigi sul Clima, nel dicembre 2018 si è svolta in Polonia, a Katowice, la ventiquattresima conferenza Onu sul clima, la COP24 (si veda anche il box dedicato), per mettere in atto aspetti tecnici dell'applicazione dello stesso Accordo di Parigi. Tra gli altri, è intervenuto il Ministro dell’Ambiente italiano che ha ribadito l’importanza e l’urgenza, per la comunità internazionale, di “accelerare il passo per la lotta ai cambiamenti climatici, che non può prescindere dall’adozione di un pacchetto di regole efficaci ambiziose e applicabili a tutti, in pieno accordo con lo spirito di Parigi”.

La Conferenza sul clima di dicembre 2018 a Katowice- la COP24

La COP24 si è chiusa il 15 dicembre 2018 con l’adozione del ‘Katowice Climate Package’, il “libro delle regole” con cui attuare l’Accordo sul clima di Parigi. “Il sistema multilaterale ha prodotto un risultato solido”, ha dichiarato il Segretario generale della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, Patricia Espinosa Cantellano. “Ora c’è una tabella di marcia con cui la comunità internazionale può affrontare in modo decisivo il cambiamento climatico”.

Il Katowice Climate Package (Pacchetto Clima di Katowice) stabilisce innanzitutto in che modo i Paesi forniranno informazioni sui loro contributi nazionali per ridurre le emissioni – i cosiddetti NDC (Nationally Determined Contribution) – comprese le misure di mitigazione e adattamento e i dettagli sulla finanza climatica destinata alle economie in via di sviluppo. Il pacchetto include anche le linee guida per stabilire nuovi obiettivi in materia di finanziamento dal 2025 in poi e per valutare i progressi nello sviluppo e nel trasferimento della tecnologia.
Al contrario, uno degli argomenti problematici della COP24 sui cambiamenti climatici è risultato il modo in cui i Paesi aumenteranno i loro obiettivi di taglio delle emissioni. Gli NDC così come definiti dopo Katowice, garantirebbero un aumento delle temperature mondiali di ben 3°C rispetto i livelli pre-industriali. Vale a dire 1,5 gradi in più rispetto quanto consigliato dall’ultimo rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change).

Tra le questioni rimandate alla prossima Conferenza delle Parti c’è l’uso di approcci cooperativi e il meccanismo di sviluppo sostenibile, contenuto nell’articolo 6 dell’Accordo di Parigi. Il passaggio in questione dovrebbe permettere alle nazioni di raggiungere una parte dei loro obiettivi di mitigazione nazionali attraverso l’uso dei “meccanismi di mercato”, come ad esempio il mercato del carbonio o il conteggio dei crediti di CO2 legati a boschi e foreste. Tuttavia, le posizioni divergenti in seno al Summit polacco hanno impedito di definire questi strumenti nel pacchetto.
La prossima conferenza ONU, per mettere a punto gli ultimi elementi del regolamento di Parigi e iniziare a lavorare sui futuri obiettivi emissivi, è prevista nel 2019 in Cile (COP25). Il momento cruciale è comunque previsto per il 2020, quando i Paesi dovranno mostrare di aver rispettato la scadenza per i loro attuali impegni in materia di emissioni e produrre nuovi obiettivi per il 2030. Per la COP26 si sono candidate sia l’Italia che il Regno Unito (fonte: www. Rinnovabili.it).

In tale contesto, Acea, riconoscendo la centralità della tutela ambientale e del contrasto ai cambiamenti climatici, e in linea con l’Accordo di Parigi, da un lato ha incluso nella propria strategia alcune azioni di adattamento e di mitigazione ai cambiamenti climatici e di mitigazione (si veda il Piano di Sostenibilità 2018-2022 e gli obiettivi operativi nell’Identità aziendale), dall’altra, come già accennato, proprio nel 2018 ha cominciato a verificare puntualmente le proprie emissioni di anidride carbonica, impostando l’inventario di queste emissioni secondo la UNI EN ISO 14064-1. L’auspicio è che tale sforzo, che include una precisa rendicontazione delle emissioni di GHG (Green House Gases - Gas a effetto serra) da parte delle Società del Gruppo, di eventuali monitoraggi e procedure di calcolo, permetta di affinare la conoscenza del proprio impatto in termini di GHG e, di conseguenza, l’efficacia delle attività di mitigazione.